GLAREANUS, Henricus Loritus. De Geographia liber unus, ab ipso authore iam recognitus. Basileae, excudebat Ioannes Faber Emmeus Iuliacensis, [Basel, J. Emmeus] 1527
In 4to mm. 226x150. Legatura in cartonato. Carte 35, 1; Frontespizio entro bordo xilografico, notevole apparato iconografico con schemi xilografici, illustrazioni e tavole. Pallida traccia di gora al margine inferiore su diverse carte. Buon esemplare.
Rarissima Editio Princeps. Glareanus pone le basi della geografia matematica e determina per primo la cosiddetta declinazione magnetica della bussola, ossia l’angolo compreso fra il Nord Geografico e il Nord Magnetico, verso cui si orienta l’ago della bussola. Nel trattato inoltre indicata con precisione la posizione delle calotte polari, impiegando una proiezione polare zenitale equidistante. Questa scoperta diventa fondamentale per delineare con precisione le mappe e per costruire globi terrestri. A differenza dei manuali di studio pubblicati fino a quel momento, incentrati sulla geografia descrittiva e sulla corografia, Glareanus stabilisce con questo testo le basi per uno studio universale delle discipline geografiche, basato sui principi della matematica. Il trattato è concepito per essere un testo completo per coloro che si dovevano dedicarsi alla ricerca geografica all'indomani della scoperta del Nuovo Mondo: insieme agli elementi di geometria e di astronomia essenziali allo studio della Sphaera (ricavati da Euclide, Tolomeo e Sacrobosco), troviamo osservazioni utili per la comprensione della configurazione terrestre, delle diverse tipologie di ambienti e del clima, fino alla trattazione della centralità di due problemi classici della moderna ricerca geografica: l'orientamento (o il calcolo di latitudine e longitudine, insieme alle osservazioni sulla declinazione dell'ago magnetico) e le difficoltà legate alla costruzione di mappe affidabili. Vien affrontato quindi il problema delle proiezioni cartografiche, per la quale Glareanus si affidava al metodo dei gores originariamente suggerito da Waldseemüller per la costruzione dei globi: questo problema troverà in seguito una prima soluzione, con la celebre proiezione di G. Mercator e la conseguente nascita di moderne carte nautiche, simboleggiate dal suo mappamondo del 1569.
Il libro si conclude con un lungo capitolo dedicato alla descrizione delle regioni della Terra, suddivise in Europa, Asia, Africa e De regionibus extra Ptolemaeum.
Qui, alla carta 35r, è citata l’America: “Porro ad occidentem terra est quam America vocant, longitudine octoginta ferme graduum, dume insulae Spagnolla et Isabella: quoe quidem regiones, secun- dum littora, ab Hispanis lustratoe sunt, Columbo Genuensi et Americo Vesputio ejus navigationis ducibus.” (Poi a occidente è la terra che chiamano America, lunga quasi ottanta gradi (e) le due isole Hispaniola e Isabella: e queste regioni, per quanto riguarda le coste, sono state esplorate dagli Spagnuoli, navigando sotto il comando del genovese Colombo e Amerigo Vespucci)
Il successo del De Geographia fu enorme, facendone un libro di riferimento per lo studio della geografia per più di un secolo. Fu ristampato 19 volte tra il 1528 e il 1681. Opera di straordinaria rarità. Non abbiamo rinvenuto alcuna copia in prima edizione venduta nelle Aste dopo il 1993.
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