QUARANTA, Bernardo. Su la figura e l'iscrizione Egizia incise in uno smeraldo antico. Napoli, dalla Stamperia Reale, 1826
4to, 283x215 mm; legatura in cartonato. Pp. 43. Carta 6/2v bianca. Vignetta incisa in rame al frontespizio. Molte parole nel testo in ebraico e greco. Buon esemplare ad ampi margini.
Bella edizione. Bernardo Quaranta, letterato e archeologo napoletano, analizza uno smeraldo rinvenuto a Cuma, con raffigurato nel dritto un serpente a testa di leone e al rovescio una iscrizione, visibile nell'incisione di Raffaele Biondi al frontespizio. Secondo Quaranta, lo smeraldo appartenne agli Ofiti, il cui nome deriva dal greco ofis, che significa serpente. Essi, conosciuti anche come Naasseni, da nahash, serpente in ebraico, veneravano il Serpente corruttore di Adamo ed Eva, ritenuto elargitore agli uomini della conoscenza del Bene e del Male preclusa dal Dio del Vecchio Testamento, creatore del mondo, ma, ritenuto dalla gnosi, inferiore al Dio supremo. Autore di numerose opere di epigrafia greca e latina, come su mosaici e pitture di Pompei e sui papiri di Ercolano, Quaranta scrisse anche importanti memorie pubblicate, in particolare, sul periodico del Reale Museo Borbonico.