MORE. De Optimo reipu. statu, deque nova insula Utopia.
1548
MORE, Thomas. De Optimo reipu. statu, deque nova insula Utopia, libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festívus.
Lovanii, excudebat Servatius Sassenus impensis viduae Arnoldi Birkmanni. Anno alutis 1548. Mense junio.
8vo piccolo, 150x90 mm. Legatura moderna in mezzo marocchino marrone con angoli, dorso a 5 nervi con titolo in oro al dorso e bordi dorati. Pp. 181, [3] con Errata, foglio bianco e marca tipografica di Van Sassen. Ex-Libris incollato al contropiatto. Leggere bruniture, buon esemplare.
Rarissima edizione pubblicata a Lovanio da Servaas Van Sassen per la vedova di Arnold Birkmann, Agnes von Gennep, nel 1548. È precedente alle prime traduzioni francesi (1550) e inglesi (1551). L'opera era apparsa originariamente in latino nel 1516.
Questa edizione comprende le lettere di Erasmo a Johannes Froben, Guillaume Budé a Thomas Lupset, Pierre Gillis a Jerome Busleyden, Thomas More a Pierre Gillis e quella Jerome Busleyden a Thomas More in fine.
Invenzione dell'“utopia” come termine, concetto e genere letterario. In questo dialogo nello stile di Platone, il protagonista è un fittizio compagno di Amerigo Vespucci che avrebbe proseguito il suo viaggio da solo e scoperto l’isola di Utopia (un gioco di parole tra il termine greco “nessun luogo” e “buon luogo”). La trama è ambientata nel Nuovo Mondo, con riferimenti a Vespucci e ai suoi viaggi a p. 30-31.
L'opera è divisa in due parti, prima una critica dell'Inghilterra moderna, poi una descrizione della “nova insula”, dal punto di vista delle sue istituzioni, della sua storia e del modo di vivere dei suoi abitanti che godono della felicità perché la loro condotta è perfettamente conforme alla virtù e alla ragione. Utopia esprime il sogno rinascimentale di una società pacifica dove è la cultura a dominare e a regolare la vita degli uomini.